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PARATISSIMA BOLOGNA - NEEDS
Bologna, Magazzini Romagnoli, 24-25-26 gennaio 2020
ARCO - Arti Contemporanee ha promosso la partecipazione alla mostra Paratissima di Bologna (Magazzini Romagnoli, 24-25-26 gennaio 2020) del progetto artistico "Odissea Migrantes", allestito dagli artisti Antonio Garullo e Mario Ottocento all'interno dello spazio ICS - Indipendent Curated Spaces. Si tratta di un allestimento sul tema del dramma dei migranti, costituito da tre grandi dipinti olio su tavola di Mario Ottocento e tre sculture di Antonio Garullo. Nella sezione di diretto allestimento degli organizzatori di Paratissima dal titolo Needs, inoltre, è stato selezionato e messo in mostra il “Trittico della carne, parte I – il potere”, opera a collage di Garullo.
Il progetto espositivo "Odissea Migrantes" dà forma alla diade fondamentale di ogni viaggio: l’orizzonte, nei dipinti di Mario Ottocento, e noi -i migranti- nelle sculture di Antonio Garullo.
La linea continua tra cielo e mare attraversa le tre pitture: sono i tre momenti del giorno -l’alba, il tramonto e la notte- come le fasi della vita. L’orizzonte, irraggiungibile per definizione, è la condizione chiave del nostro viaggiare: senza la meta il movimento non avrebbe senso.
E noi, in questa eterna odissea, diventiamo un coacervo di esperienze ed emozioni, simili a queste sculture: ferite e doloranti per i chiodi che ne trafiggono il legno consunto, e al contempo serene, come le mani che carezzano i volti in ceramica dormienti.





GARULLO&OTTOCENTO
Migrantes
Siamo “condannati” a migrare. In senso fisico da un territorio all’altro. In senso biologico da un’età all’altra. Infine in senso psicologico da una stazione evolutiva all’altra della nostra vita. Siamo dunque migrantes che scrutano orizzonti. Ogni volta che parte della nostra esistenza migra, diventa un frammento che naviga, che galleggia, che fluttua nel mare nostrum e nei mari “altri”, aggrappato alla zattera del proprio mondo d’origine, del proprio mondo interiore... Siamo Migrantes, come gli uccelli che migrano verso il sud, come i popoli che migrano verso nuovi ORIZZONTI, migriamo verso l’altrove. Come l’Ulisse di Omero, o di Joyce”.
Due esili figure filiformi ed incerte scrutano orizzonti carichi di promesse e pericoli. Sono figure ridotte all’essenziale eppure cariche di forte espressività; in superficie hanno l’apparenza del bronzo eterno ma nella sostanza sono di fragile ceramica, metafora della nostra stessa essenza di umanità.
ANTONIO GARULLO
Trittico della carne, parte I: il potere
Il potere delle immagini è lo strumento con cui il Potere alimenta e giustifica la propria esistenza e il proprio dominio sui singoli e sulle masse. Sia esso politico, religioso, culturale, mass-mediatico, sessuale e, insomma, in ogni sua accezione, il Potere reprime e condiziona il bisogno fondamentale delle persone: la coscienza critica. Il Potere arriva a sacralizzare sé stesso per assumere il valore assoluto di Verità Rivelata. E storicamente tutto ciò ha prodotto immani disastri.
Mangiare.
Troppo, fino a scoppiare.
Eppure avere ancora di fronte la tavola imbandita, con le pietanze che non cessano di arrivare.
Quel che prima stuzzicava l’appetito adesso ci pare disgustoso.
È lo stesso stato d’animo evocato in noi da questo trittico traboccante di immagini di carne, sia essa pietanza od oggetto di desiderio sessuale.
L’opera è un concentrato del bombardamento visivo cui siamo costantemente sottoposti nella realtà di oggi: un mondo fatto di immagini che continua, fino alla nausea, a prometterci di soddisfare i nostri istinti primari. Il richiamo marcato all’arte sacra medievale fa sembrare questo eccesso qualcosa di sacro, una sorta di nuova religione.
Come suggerisce nel titolo “Trittico della Carne, parte I ‘Il Potere’”, gli Artisti Garullo e Ottocento ci stimolano a cercare nell’opera i simboli del Potere contemporaneo - religioso, politico e mass mediatico - e a riflettere sull’intreccio tra questi simboli e le icone che pervadono la nostra quotidianità.

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